Il disco che ha dato la celebrità ai R.E.M. festeggia il suo 30° compleanno
Out Of Time è senza dubbio pietra miliare del rock, uno dei miei dischi preferiti in assoluto, un album generazionale per chi viaggia attorno ai 40 anni, ma non solo.
«Quando l’abbiamo fatto ero molto orgoglioso, ma, a posteriori, mi pare un po’ disomogeneo. Non direi che è stato uno dei nostri sforzi più deboli, però. La gente lo mette sempre nella lista dei classici, ma Automatic For The People è molto meglio. C’è parecchia roba buona su Out Of Time, ma, a pensarci adesso, mi sarei limitato soltanto a B-side come Photograph, Free World Baby, Fretless. Stavamo passando da un tipo di band a un’altra, quindi è una sorta di disco intermedio» (Peter Buck)
Oltre 18 milioni di copie vendute e la top charts a livello mondiale: la canzone più famose è stata sicuramente Losing My Religio, la canzone più famosa della band che nacque mentre il chitarrista stava cercando di imparare il mandolino.
E poi Belong che parla di una madre e del figlio, del forte legame tra loro, Country Feedback che racconta del loop in cui alcune storie inevitabilmente si ritrovano e della desolazione che si prova quando si è tentato ormai in ogni modo di arginarne la fine.
E che dire di Shiny Happy People, Country Feedback, canzone anta quasi per caso, una lettera scritta a qualcuno.
Ancora oggi Out of Time è un disco mitico, che rivive anche se la band ormai non esiste più, e ci permette di sognare i grandi palchi, i concerti e un po’ di spensieratezza che manca tanto e da tanto.