Fu uno dei più importanti eventi della storia dell’alta società (e non solo). Era il 1972 e furono invitati tutti i più grandi e famosi del tempo
Un party-expert come me non può non conoscere il Surrealist Party targato Rothschild che si tenne nel 1972.
Fu la bizzarra cena organizzata dalla socialite francese Marie-Hélène de Rothschild e passata alla storia con tanto di esagerata e straordinaria potenza visiva capace di influenzare persino l’immaginario di artisti e creativi negli anni successivi.
Marie-Hélène de Rothschild, moglie del barone Guy de Rothschild che era il capo della banca de Rothschild Frères, aveva risorse economiche tali da potersi permettere di fare tutto ciò che le passava per la testa e il pallino per le feste creative nelle quali invitava nomi illustri quali, solo per citarne alcuni, Andy Warhol e Yves Saint Laurent, la principessa Grace e Brigitte Bardot.
A quella festa – il 12 dicembre 1972 – la baronessa invitò anche la mitica Audrey Hepburn e quel gran genio di Salvador Dalì.
Gli autori della festa
La baronessa Marie-Hélène e il marito Guy de Rothschild erano cugini di terzo grado. Lei al secondo matrimonio, ma e lui che pur di star con lei per amore aveva dato le dimissioni dalla presidenza della comunità ebraica in Francia. Dai membri del jet set erano considerati anticonformisti: andarono a vivere persino in un castello vero, peraltro uno dei più belli d’Europa lo Chateau de Ferrières a Seine-et-Marne, 80 camere da letto, un salone centrale di 350 metri, cariatidi scolpite da Charles Cordier, una biblioteca di oltre 8.000 volumi, un giardino all’italiana neorinascimentale e vari chilometri quadrati di bosco. Disabitato dalla Seconda Guerra Mondiale, la baronessa decise di restaurarlo per poi invitarci centinaia di membri del jet set dell’epoca, tra titolati, imprenditori e artisti.
La festa
Fu deciso che sarebbe stata a tema surrealista, e la baronessa fece stampare inviti scritti al contrario, da leggere solo allo specchio, su un fondo di cielo azzurro con le nuvole, e con scritto “cravatta nera, abiti lunghi e teste surrealiste”. Un messaggio che gli invitati colsero subito e anche per questo fu subito pensato come una sorta di esperienza artistica che sarebbe decisamente passata alla storia.
Chi ricevette il biglietto? Circa 800 persone da tutto il mondo, e l’invito fu considerato come una “certificazione” di appartenenza all’alta società. E i costumi? In molti si affidarono a Salvador Dalì, per dire.
Lo Chateau de Ferrières era decorato con luci ambrate sparate dal basso e potenti riflettori che creavano l’illusione che l’edificio fosse in fiamme. C’erano due maggiordomi mascherati da gatti, che si facevano le fusa ed era stato allestito un labirinto in cui perdersi, ma se fosse accaduto sarebbe intervenuto subito un membro del personale che vigilava mascherato da gatto, sdraiato come i felini. Dietro ogni porta una sorpresa, performance o allestimento.
La baronessa Rothschild accoglieva gli ospiti alla fine del labirinto, in una sala enorme e piena di oggetti bizzarri. La sua testa era nascosta in quella di un cervo impagliato con lacrime di diamanti. Audrey Hepburn aveva infilato la sua in una gabbia per uccelli fatta di vimini, mentre l’imprenditrice profumiera Hélène Rochas indossava un grammofono in testa, l’attrice Marisa Berenson un cespuglio di fiori e foglie e Salvador Dalì – unico senza maschera – aveva inamidato i suoi baffi, indossato uno frack con panciotto, pendagli, guanti bianchi e impugnava il bastone da passeggio.
Poi c’era chi era coperto da foglie d’oro, chi si era dipinto sul viso un cielo con le nuvole e chi aveva aggiunto altri due volti di cartapesta.
Un capolavoro del genere, tra sfarzo, bellezza e ironia.
Foto: web