“Dipingo cuori, sembrerà banale e forse lo è, ma per me no“
Sono rimasto colpito dalla sua creatività, scoprendolo sui social network. I suoi cuori mi hanno proprio conquistato, e così Andrea Magrini racconta: “In piena quarantena, in piena cassa integrazione e in piena notte, ho fatto un sogno premonitore in cui c’era un cuore in una scatola“.
Ecco la mia intervista all’artista!
Sono cresciuto a Pieve a Nievole in provincia di Pistoia, come dire Busbee, Arizona. Ovvero un minuscolo avamposto di frontiera di fronte al niente sconfinato. Ho studiato recitazione, ho lavorato come modello – a volte lo faccio ancora, ho vissuto a Roma e Milano, ho fatto diverse esperienze, alcune le volevo fare, altre forse no, ma come ho letto da qualche parte: “pensi di avere un limite, così provi a toccare questo limite, e accade qualcosa…”.
Quando hai iniziato a dipingere i cuori?
Ho iniziato a dipingere cuori all’improvviso… era la seconda o terza notte del primo lockdwon mi sveglio di colpo dopo un sogno strano, non ne ricordo tutti i dettagli ma c’era “un cuore in una scatola”. Per tutta la mattina sono stato a pensare a questo sogno, e ricordo che avevo la sensazione di doverlo in qualche modo buttar fuori così. Mi sono immaginato che la tela stessa fosse la scatola e che dentro ci potessi mettere il cuore che volevo». E non solo il mio cuore poteva essere il cuore di tutti, così per 55 giorni dipingo solo cuori.
E perchè i cuori?
Dipingo cuori perché vedo la sua immagine come qualcosa di potente, il cuore che da vita il cuore che segna la morte. il rumore e poi il silenzio, le nostre emozioni, le nostre paure, gioie, dolori, tutte lì riassunte a segnare come cicatrici invisibili “il nostro cuore” piccolo e così grande. Quando creo penso alla libertà, un urlo che in silenzio vuoto fuori e mi fa sentire eterno come quei cuori. I miei cuori sono di tutti, voglio che lo siano per questo quando parlo con il committente, la prima domanda che faccio è “Come lo vedi il tuo cuore?” Diventa come una specie di seduta e tante persone si aprono a me e raccontano la loro storia da le gioie ai dolori e da lì nasce il loro cuore e io non faccio altro che disegnarlo.
E nelle tue opere c’è sempre un numero…
Mi piace l’idea di numerare i cuori, forse quando sarò morto parleranno di me in numeri. Sai il cuorista quanti cuori ha dipinto? 2000 cuori… mi suona bene. E comunque se uno ci pensa bene è un desiderio di unione: senza il cuore n.1 non esisterebbe il 2, e così via. Tanti cuori uniti tra loro, senza saperlo.
Ho visto su Instagram, poi, che di recente hai inviato un quadro a Paolo Stella…
Lo seguo da molto tempo, e poi molte volte vado ad istinto: lui in qualche modo lo sentivo parte della mia storia.
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