Meno di 30 anni e quasi tutta la vita dedicata alla musica. Mi ha confessato: “La musica è volatile, può raggiungere tutto il mondo, e nasce per unire

Ho sempre amato la musica, di ogni genere e in ogni occasione. Colonna sonora di amori, eventi ed emozioni.
Recentemente, poi, ho adorato quella di Nicola Elias Rigato, talentuoso musicista e compositore che ho incontrato per una breve chiacchierata.

Nicola Elias Rigato sui social:

Instagram: www.instagram.com/nicolaeliasmusic
Facebook: www.facebook.com/nicolaeliasrigato/
Spotify: https://open.spotify.com/artist/72Wcn2LjVNfwc7IpP5ljCZ
Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCVoXJUg4IkBmwsc7Otjrx_g
Web: www.eliasmusic.it

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La mia vita si è incrociata alla musica quando a 7 anni ho iniziato a studiare pianoforte. Trovavo facile suonare, ed ottenevo risultati velocemente, era un gioco molto piacevole e naturale. Poi verso i 16 anni ho iniziato a sentire che c’era un dietro, al di là della pagina musicale. Ho iniziato a sentire che eseguire la musica non mi bastava più. Volevo capirla, capire esattamente perché fosse bella. Cosa c’era dietro alla sua bellezza? Quali leggi governavano il gusto estetico? E dunque ho cercato di tuffarmi più in profondità possibile, aggrappato essenzialmente a quattro “funi”: l’esecuzione musicale, la comprensione musicale, la composizione e l’improvvisazione. Tra una cosa e l’altra, mi sono diplomato a pieni voti in pianoforte, in composizione, e laureato in musica da camera, ma sempre cercando di integrare con mille esperienze. Chiuso nel mio studio, mi davo un orario come inventandomi una scuola personale, in cui dedicare le varie ore del giorno ad analisi, ascolti, letture, nuovi repertori, esercizi di scrittura come ad esempio ricopiare manoscritti dei grandi maestri, canoni, corali, fughe, improvvisazione in stile di vari compositori, improvvisazioni bendate… Diciamo che ho sperimentato molto e continuo a farlo. Nel frattempo, cercavo di spaziare oltre i confini canonici del sapere accademico. Ho studiato percussioni indiane, suonato la batteria in gruppi punk, rock, metal, progressive. Composto in vari generi moderni e persino pop, suonato in formazioni jazz, accompagnato il coro in chiesa all’organo, cantato in coro, mi sono trovato anche a suonare una bicicletta sul palco di un TED a Padova. Insomma, mi piace non precludermi la vastità dei punti di vista. La musica è un oceano così vasto che scegliere un solo vascello a volte è difficile. Il mio focus principale, ad oggi, potrei dire sia conoscere me stesso. E la musica si è rivelata come uno degli strumenti fondamentali per conoscere e governare me stesso.

28 anni e la maggior parte delle cose che farà Nicola sono ancora davanti a lui:

Per me essere compositore significa essere un connettore, principalmente. Tra passato e futuro. Ho un amore viscerale per il repertorio musicale, e soffro molto del fatto che molta ottima musica sia ogni ignorata. Per questo, nei miei concerti propongo lezioni-concerto interattive in cui portare gli ascoltatori (anche senza alcuna preparazione) dentro la storia della musica passo passo, con guide all’ascolto. La soddisfazione più grande è quando l’anziana signora in terza fila (accade sempre) a fine concerto mi viene a stringere le mani, ringraziandomi perché sente che finalmente ha capito la musica. Non so se sia esattamente vero, ma di certo è un piacere immenso per me, donare chiavi di lettura. Cerco di connettere la musica di ieri a quella di oggi, per quanto possibile, reinterpretando il lessico, trovando i punti di contatto tra quella che oggi definiremmo musica mainstream e la grande musica classica o contemporanea, termini che ormai vogliono dire poco e nulla. E i punti di contatto, a contrario di quanto si possa pensare, sono moltissimi. In secondo luogo, il compositore per me è un connettore, nel senso che è una persona che si fa piazza d’incontro, che si fa luogo ed evento. La musica è volatile, può raggiungere tutto il mondo, e nasce per unire.

Solo un anno fa concludeva i 10 anni di Composizione, e ora si sente in una fase di sperimentazione libera, “con pochi dogmi e quasi nessuna filosofia di fondo”:

I miei brani sono infatti molto diversi gli uni dagli altri, sebbene ci siano dei tratti che, così dicono alcuni dei miei allievi “hanno la mia firma”, nel senso che vi si percepisce un qualcosa di autenticamente mio, o vicino alla mia essenza. Alcuni brani nascono da percezioni pervenute dal sogno, altri da stralci melodici che mi arrivano camminando. Altri brani nascono da una visione nitida, come un quadro, altri da una sensazione che a parole non sarebbe spiegabile. Molti, devo dire, li potrei legare a qualche persona in particolare, o a qualche avvenimento che mi ha toccato nel profondo. Nel genere, spaziano dal minimalismo al post-romantico, dal jazz al politonale, ma in alcuni si possono rintracciare sapori metal, progressive, funky, pop. I miei ascolti spaziano molto infatti, e mentre da un lato ascolto Part, Gubaidulina, Adams, Janacek, Rachmaninoff, Brahms, Berg, Bach, dall’altro lato ascolto Jacob Collier, Tigran, Snarky Puppy…

Quale sarà il tuo futuro?

Ho un grande progetto editoriale a cui sto lavorando, che consiste nella “riscrittura” di un capolavoro pianistico del Novecento, ma ancora non posso anticipare nulla. Da poco, un grandissimo editore estone, Savva Terentyev, ha pubblicato “Left Alone“, uno studio lirico per sola mano sinistra, e lo spartito è meraviglioso (www.terentyevpublishing.com ). Presto uscirà sul mio canale Youtube un video in cui 11 pianisti di grandissimo calibro eseguiranno il brano, una frase ciascuno. È un progetto video nato durante il lockdown e devo dire che non vedo l’ora di finire il montaggio e pubblicare il video!
Nel frattempo sto finendo di scrivere un ciclo di 8 Preludi per pianoforte ed un brano orchestrale, “Tre visioni fuggitive, su tema seriale ma non serioso”, e sto portando avanti delle trascrizioni per diversi organici.

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