Tra palestre e set cinematografici, ring e guantoni che insegnano ad auto-affermarsi
Uno sport nobile e antico, che rivela istinti primordiali e sbanca al botteghino. Mi ha sempre affascinato, anche dopo una bella chiacchierata con un grande campione vicentino che mi ha fatto notare come il pugilato sia al centro del mondo del cinema e insieme maestro di vita.
Ma andiamo con ordine: si parla di un terzo episodio della saga di Creed, spin-off di Rocky, e si ricorda Guy Ritchie con il suo pugile nomade Mickey / Brad Pitt in The Snatch, eccellente boxeur di strada dal destro micidiale.
Pugili, wrestler e lottatori sono protagonisti di film che raccontano di rinascite sociali, dipingendo vite difficili, tormentate e al limite che attraverso questo sport hanno la loro rivincita.
Come racconta il grande Luca Rigoldi, pugile vicentino, classe 1993, campione europeo dei pesi Supergallo: “È uno sport attraente che, come diceva Rocky Graziano, rappresenta la lotta per la sopravvivenza”.
Una disciplina molto fisica, ma che prevede molta strategia: “Si può anche odiare il pugilato, ma ti farà sempre tornare al tuo istinto primordiale”.
Mickey Rourke insegna: il volto simbolo di 9 settimane e ½ aveva originariamente scelto la carriera pugilistica, con 17 KO da dilettante prima di un infortunio che l’avrebbe spinto sui set, fino a The Wrestler che gli ha fatto conquistare il Leone d’Oro a Venezia nel 2008. Poi Mike Tyson, da anni sul grande e piccolo schermo, da Law & Order a How I Met your Mother, da Crocodile Dundee 3 a Una notte da leoni. “Tyson ha spesso dichiarato che fuori dal ring è tutto più noioso e che non c’è niente di male nel cadere dentro o fuori il ring. L’importante è sapersi rialzare”, afferma Luca.
Oppure Danny Trejo – pugile dai tempi
del carcere di San Quintino, arrivato sul set di Breaking Bad, e Manny Pacquiao, unico campione mondiale in 8 classi di peso
e primo a vincere il campionato lineare in 5
che è arrivato anche al Jimmy Kimmel Live! e al Senato nelle Filippine.
Tornando indietro nel tempo, non si può non pensare a Toro Scatenato di
Martin Scorsese, epopea di Jake LaMotta, incapace di imparare dai propri
errori, e della drammatica storia di Million Dollar Baby di
Eastwood: non solo un film sulla boxe (femminile), ma sul controllo del proprio
destino, dentro e fuori dal ring.
E poi Rocky, il più iconico pugile della storia del cinema, The Fighter e Chuck, storia di Chuck Wepner che ispirò Stallone e riuscì a restare in piedi in uno storico match contro Ali.
Lui, Muhammad Ali “che ha segnato la storia e diceva di odiare ogni minuto di allenamento. Un sacrificio però irrinunciabile”. Anticonformista, simbolo della lotta contro l’apartheid e combattente anche fuori dal ring.
Vita e sport uniti e, “come diceva Joe Louis, una volta suonata quella campanella, devi cavartela da solo”.
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